In
questa sezione troverete informazioni inerenti il benessere del
vostro cane della prateria.
Per quanto riguarda eventuali patologie o farmaci
da utilizzare su questo animale, vi consigliamo, come sempre,
di rivolgervi a un bravo veterinario che abbia esperienza su fauna
domestica esotica o "non convenzionale".
Il cane della prateria, chiamato così per il suo verso
molto simile all’abbaiare di un cane, non è un Canide
ma un Roditore, originario del Nord e
Centro America. Predilige zone erbose pianeggianti ma
vive anche in aree desertiche, collinose e montuose generalmente
dal clima asciutto.
La sua tana è un sistema di cunicoli,
con "stanze" per le varie esigenze: "nursery",
depositi di cibo, abbandono delle feci. Le gallerie possono essere
profonde fino a 5 metri e lunghe più di 50 metri.
Il cane della prateria è sociale e gregario,
normalmente il gruppo familiare è composto da un solo maschio
maturo con cinque-sei femmine e relativa prole. Proprio per questo
i cani della prateria tenuti in cattività tendono ad affezionarsi
molto ai nuovi compagni umani e soffrono di solitudine se lasciati
soli per molto tempo.
Solo del Cynomys ludovicianus (il cane
della prateria dalla coda nera) è legale la detenzione,
mentre delle altre specie è illegale e punibile con multe
salatissime. I cani della prateria in vendita non provengono da
cattura ma da allevamenti: l'importazione è stata vietata
nel 2002 per ragioni sanitarie.
Nota bene: in commercio esistono anche i citelli,
spesso chiamati "mini-cani della prateria". Sono simili,
come aspetto, al cane della prateria, ma di indole più
selvatica. Ricordate sempre di controllare che la specie che state
acquistando non sia illegale, perchè non tutte le secie
sono vendibili!
1. Alloggiamento
Ha bisogno di gabbie spaziose, almeno 80X50X70 cm. Il fondo deve
essere solido, sono maestri della fuga quindi la chiusura deve
essere particolarmente robusta. Sul fondo deve essere presente
della lettiera non polverosa (non quella per gatti, ottimo il
tutolo di mais).
Nella gabbia non devono mancare:
- beverino per l’acqua, ottimo quello per conigli
-
ciotolina per il mangiare (in ceramica, non in plastica perchè
la divorerebbe)
- una tana (ottimo un vaso in coccio o in legno capovolto e forato
a simulare il foro d'ingresso del cunicolo) con all’ interno
del fieno abbondante
- giochi come tubi in PVC, un tronco (ma attenzione che non sia
velenoso per lui - escludere comunque quelli resinosi - vedremo
successivamente qual’è idoneo)
- rocce su cui si poserà in avvistamento.
La gabbia deve essere pulita una due volta alla settimana, rimuovendo
tutto il tutolo di mais, il fieno, i residui di feci e urina e
lavandolo con acqua e candeggina diluita.
L’acqua dal beverino va cambiata giornalmente, così
come giornalmente bisogna togliere le feci. Per gli odori va bene
un po’ di bicarbonato, a patto che la lettiera non sia a
diretto contatto con l'animale; i cani della prateria tendono
infatti a fare i loro bisogni sempre nello stesso punto, che può
essere facilmente pulito rimuovendo solo le feci e il tutolo bagnato.
La
gabbia può essere messa vicino a una finestra chiusa, dove
l'animale possa guardare il cielo, ma attenzione ai colpi di sole,
al vento forte e alle temperature troppo basse. Potete, infine,
creare una grande gabbia all’esterno del vostro giardino
ma attenzione che non mangi nulla di velenoso per lui e che ci
sia sottoterra una rete che gli impedisca la fuga scavando.
Se lasciati liberi in casa o in giardino è bene prestare
attenzione su diversi fronti:
- In natura è uno scavatore provetto e un gran rosicchiatore.
In casa facilmente danneggia i mobili e rosicchia
i fili della luce (attenzione: la morte prematura dei
cani della prateria è spesso causata proprio dalla scarica
di corrente!)
- Adattato a spazi aperti e pianeggianti, non percepisce perfettamente
la profondità e il vuoto, a volte si lancia
da grandi altezze provocandosi fratture: attenzione quindi ai
balconi, ma anche a tavoli, sedie e gradini (discorso valido anche
per i citelli, particolarmente inclini al rotolare giù
dalle scale)!!!.
2. Alimentazione
La
dieta naturale dei cani della prateria si compone di radici, funghi,
fieno, foglie, erba, piccoli insetti e fiori. In cattività
tende molto ad ingrassare e a diventare obeso.
Il corretto apporto alimentare quotidiano per un cane della prateria
comprende:
- 80% fieno
- 2 cucchiai di pellettato per cani della prateria
- una pezzo di carota
- una fetta di mela o pera
- verdure cotte e/o fresche.
MAI somministrate alimenti freddi di frigo: provocano una cattiva
digestione e causano forti diarree. Il cibo deve essere sempre
a temperatura ambiente.
Ogni tanto lo si puo premiare con una nocciolina, una noce, un
fiocco di mais.
Il cane della prateria beve poco ma trae i liquidi necessari dal
cibo (non dal pellettato che, al contrario, provoca molta sete).
Sono tossici per il cane della prateria:
- oleandro
- ippocastano
- tasso
- bosso e altre piante da siepe
- rododendro
- azalea
- tronchi e cortecce resinose
- piante con il lattice all'interno (euforbe, stelle di natale).
3. Equilibrio psico-fisico
Ecco un animale che non ha pari nella vasta schiera dei "domestici non convenzionali".
Chi ne ha uno a casa ci darà sicuramente ragione; a chi invece sta valutando l’idea consigliamo di leggere attentamente queste pagine per evitare l’acquisto di un animale verso il quale occorre avere una predisposizione innata.
3.1. Come vive in natura
Per capire e convivere correttamente con un cane della prateria servono alcuni preziose informazioni sulla vita che conduce in libertà e l’ambiente che questo animale occupa in natura.
a) è terricolo e scava tane sottoterra.
Il cane della prateria costruisce entrate a forma di cono per la tana: in questo modo si preserva la tana stessa da eventuali allagamenti e, nello stesso tempo, ha punti di avvistamento alti da cui controllare il territorio.
b) è territoriale e fa la guardia
Vive in distese più o meno pianeggianti o collinari (intese come orografia del territorio e non come altitudine). La raccolta delle erbe per l’alimentazione contribuisce a mantenere bassa la vegetazione che circonda la tana, facilitando il compito della vedetta di turno.
c) è diurno
La luce del sole e il buio della notte scandiscono l’attività giornaliera; niente passeggiate al chiaro di luna, all’imbrunire sono già tutti a nanna.
Quando piove e fa freddo si rifuggia nella tana.
d) è gregario (vive in gruppo), sociale e organizzato in nuclei familiari
Se un individuo avvista un pericolo lo comunica a tutti gli altri. L’unione fa la forza anche tra le femmine della stessa famiglia, in cui le mamme sono mamme anche per i cuccioli delle altre femmine e le nonne aiutano nell’allevamento apportando la propria esperienza.
Il bacio del cane della prateria non è una sorta di forzatura antropocentrica; è un vero e proprio comportamento “di rinforzo” che si espleta tra individui affiatati e che serve per rafforzare il legame, per comunicare un certo pathos emotivo tipico di questi roditori. Si espleta con il reciproco strofinio degli incisivi tra i due individui; se vi è capitato di riceverlo è indice che il vostro animaletto vi riconosce come conspecifico.
A svezzamento avvenuto, sono i maschi ad andarsene in cerca di nuovi territori, escludendo così inincroci (accoppiamenti tra consanguinei) e facilitando le femmine alle quali lasciano la tana.
3.2. In cattività
Se predessimmo uno dei cani della prateria che vive nelle nostre case e cercassimmo di rispettare i suoi ritmi naturali, per quanto ci potremmo sforzare, non arriveremmo mai neanche alla metà di quello che la natura offre a questi animali.
Stupisce invece scoprire quanto questi ultimi riescano a venirci incontro accontentandosi e arrangiandosi con quello che trovano nelle nostre case.
Capisaldi irrinunciabili sono però un posto caldo e sicuro dove dormire, controllo del panorama a vista, tasso di umidità ambientale relativamente basso, cibo idoneo in abbondanza e coccole tra familiari.
Dato che la maggior parte dei cani della prateria vive in gabbie e che in queste è impossibile ricreare il sistema di gallerie, offriamo al nostro animale un surrogato dell’entrata: un vaso di coccio capovolto al quale è stata asportata la base (e levigati i bordi!) gli darà la sicurezza di entrare dall’alto e di essere protetto da eventuali allagamenti.
Per lo stesso motivo, evitiamogli lo shock della bacinella piena di bagnoschiuma; se non l’avete abituato fin dalla tenera età, l’idea di affogare sarà più forte della sensazione di pulizia. Peraltro i cani della prateria non hanno bisogno di bagni saponati perchè pensano da soli a mantenere pulito il mantello.
Dato che non sono arboricoli, hanno una pessima percezione del vuoto e rischiano di farsi male anche da altezze minime; i cani della prateria letteralmente non sanno cadere.
Il fatto di essere terricolo gli fornisce innata la voglia di scavare; se vi è uscita un’imprecazione per come vi ha ridotto il parquet, provate ad immaginare la sua di delusione quando, bucato il parquet, ha trovato il cemento!
3.3. Vita all'aperto
Se lo si abitua al guinzaglio, lo si potrà portare in spiaggia o in un parco dove far sfogare la sua voglia di scavare, ma non dobbiamo pensare che questo lo induca a non fare altri tentativi di buchi in casa poichè l’attività di scavo non è fine a se stessa; serve per la costruzione della tana o la ricerca.
Se lo portate in campi con l’erba alta, fate attenzione che l’impossibilità di guardare oltre il verde non lo agiti eccessivamente.
Di solito non amano aggirarsi tra l’erba più alta di loro in postura eretta, ciò nonostante mi è capitato di osservare cani della prateria beatamente sdraiati tra l’erba, a pancia all'aria a prendere il sole.
Normalmente questo comportamento poco vigile in natura li esporrebbe al pericolo ma, se un cane della prateria conosce il territorio o si sente protetto dalla presenza del proprietario, ecco che si concede volentieri qualche fuori programma.
Prima di portare fuori dal suo solito ambiente un cane della prateria, occorre instaurare con esso un buon rapporto di fiducia e soprattutto assicurarsi che risponda al vostro richiamo in caso di pericolo.
Questi animali sono intelligenti e si rapportano bene all’uomo, ma sono anche cocciuti e capricciosi.
3.4. Il rapporto con l’uomo
Maschio e femmina non sono uguali. Inoltre, ogni soggetto ha il proprio carattere che ha un ruolo decisivo sul comportamento finale.
I maschi sono più affettuosi ed obbedienti, ma anche più possessivi e territoriali, inoltre si affezionano prevalentemente al proprietario e, se ceduti ad altri, difficilmente instaurano un rapporto altrettanto forte.
Le femmine invece sono più propense ad instaurare rapporti con tutti, ma sono anche più nervose e capricciose.
La gestione di un cane della prateria richiede polso e fermezza senza però esagerare nel forzare l’animale: aspettare i suoi tempi e lasciarlo libero di esprimersi serve a lui per rilassarsi e a noi per osservarne il comportamento e correggere l'addomesticamento.
Abbiamo più volte detto che sono animali intelligenti, ma non bisogna confondere l’intelligenza con l’addomesticabilità; un cane (intendendo proprio un canide) è un animale intelligente con un alto tasso di addomesticabilità, un cane della prateria è intelligente ma ha un tasso di addomesticabilità medio basso. Questo significa che capisce perfettamente cosa gli si comunica, ma non ha nessuna inibizione ad ignorare il comando.
Per poter arrivare a lui in modo produttivo occorre instaurare una corretta gerarchia sociale, non turbarla mai e tenere sempre presenti le sfumature del carattere individuale.
Il cane della prateria è uno "spirito libero" il cui unico vincolo è l’intenso rapporto con il proprietario e il nucleo familiare.
Se lo si confina in una gabbia e lo si tratta come un grosso criceto, l’animale ne risente fino a dare l’impressione di essere cattivo ed ingestibile. Invece vi assicuro che ho visto cani della prateria aggressivi e nevrotici in condizioni restrittive trasformarsi e rinascere nella loro giusta dimensione (che spesso significa un proprietario consapevole).
Dunque, va bene la gabbia ma intesa come rifuggio e non come galera a vita; bene le scorribande per casa o all’aperto ma solo sotto un vigile controllo; ottima la compagnia di un suo simile che tanto non impoverisce il rapporto con il proprietario (al contrario di quanto avviene in altre specie). Mai lasciare per tutta la giornata da solo un cane della prateria, s’intristisce e si stressa nel tentativo di evadere.
Abituate il vostro animaletto a stare in braccio in pubblico; se assimila il vostro grembo ad un posto sicuro all’occorrenza potrebbe tornarvi utile (ad esempio per recuperarlo dopo una fuga).
3.5. Il rapporto familiare in senso stretto
Durante la fase di addomesticamento e di addestramento di un animale ci sono specie che, se hanno un compagno conspecifico (per intenderci un animale della stessa specie e di sesso opposto), non instaurano con l’uomo un rapporto stretto ma mantengono per così dire, le “coordinate” animali.
Questo succede perchè alcune specie necessitano di assimilare l’uomo come conspecifico (o di sentirsi loro umanizzati) per instaurare un legame stretto; i parametri specie specifici di riconoscimento e di approccio sono alterati, il risultato è quello che si dice un animale "imprintato" sull’uomo.
In realtà il discorso sarebbe un pò più complesso dal punto di vista etologico, ma in questa sede più che un trattato servono delle linee guida.
Un pò perchè gregari, un pò per indole, i cani della prateria non sottilizzano troppo su chi entra a far parte della “famiglia”. Instaurano rapporti corretti con i propri simili indipendentemente dall’avere o meno un rapporto stretto con l’uomo.
Ho osservato cani della prateria maschi che scambiavano il “bacio” con uno dei proprietari (era una donna), accoppiarsi (nella stagione degli amori) senza problemi con la propria compagna della stessa specie.
Della serie "tutti insieme appassionatamente", questi animali non vengono turbati dal fatto che la famiglia è per così dire...mista. I ruoli comunque sono assicurati e bisogna capirli e rispettarli.
Gli estranei sono esclusi ed è meglio avvisare gli amici di non indugiare con le dita tra le sbarre della gabbia del vostro animaletto poichè non è detto che sia disponibile a socializzare.
I maschi a maturità sessuale diventano più aggressivi in genere (sono più intolleranti) e protettivi con il proprietario e questo può indurli ad attaccare gli estranei. Le femmine invece diventano nervose durante il calore, ma lo comunicano forte e chiaro lasciandoci la possibilità di modulare l’approccio.
Anche antipatie e simpatie vanno tenute in considerazione: i cani della prateria sono capaci di improvvisi scatti verso una persona rispetto ad un’altra. Quindi, il fatto che un soggetto sia molto socievole non fa testo; se decide che una persona non gli garba la attacca.
Vediamo alcuni atteggiamenti e vocalizzazioni che significano “stammi alla larga”:
- posizione a quattro zampe, coda gonfia, sguardo fisso frontale; segue un verso monosillabico tipo "Hii!" contemporaneamente al quale arrivano due zampate in avanti o un morso (molto meno frequente).
- se è in fuga spaventato, oppure in fuga dalla gabbia, non lo afferrate a due mani circondandogli il corpo; in questo modo gli offrireste tutte le dita per assestarvi un morso deciso. La presa sicura è dalla collottola e per fermarlo basta schiacciarlo delicatamente verso il suolo oppure gettargli sopra una coperta ed avvolgerlo facendone un fagotto.
- è decisamente seccato e/o spaventato se emette il verso monosillabico hii-hii; questo verso va quindi preso come un serio avvertimento.
- un borbottio basso e sommesso invece è già un segno di forte nervosismo e salgono le probabilità di ricevere un morso.
- per mordere il cane della prateria gira la testa di lato e poi si rigira leggermente sul fianco corrispondente; non sempre però a questo movimento segue un morso serio, spesso usa questo gesto come avvertimento.
In generale, ricordate di non invadere con la mano la tana dove dorme; non senza avergli almeno dato il tempo di riconoscere il vostro odore; inoltre non va forzato ad uscire dalla gabbia se non ne ha voglia.
3.6. Parole… parole… parole
I maschi hanno vocalizzazioni con tonalità più basse, una specie di gorgoglio atto a comunicare; difficilmente abbaiano.
Le femmine abbaiano spesso e volentieri per salutare, ma anche in segno di entusiasmo e come richiamo pieno di pathos.
Le vocalizzazioni dei cani della prateria sono circa 1 e tra queste molte indicano i diversi predatori; difficilmente avremo l’occasione di sentirli tutti ma, in compenso, questi animaletti imparano a comprendere qualcuna delle nostre “vocalizzazioni”, poche parole che corrispondono a situazioni oppure oggetti frequenti nella vita familiare.
Sono comunque più ricettivi nei confronti del tono della nostra voce. Parlandogli spesso in vario modo imparano velocemente a distinguere un tono rassicurante da uno alterato. Il nostro disappunto va però comunicato con un tono fermo ed irremovibile, utilizzando sempre gli stessi fonemi secchi e concisi. Le urla dispotiche con i cani della prateria proprio non funzionano.
Testi: Sabrina Calandra e Valeria Ricevuto
Foto: Silvia Sebasti e Valeria Ricevuto