Il
commercio interno di piccole tartarughe d'acqua è stato proibito
negli Stati Uniti nel 1975.
Ciò
è avvenuto perché le tartarughe d'acqua possono trasmettere
i batteri della salmonellosi agli esseri umani.
Le stime riportavano che, prima della proibizione del 1975, le tartarughe
d'acqua causavano fra il 14 e il 17% dei 300.000 casi annui di salmonellosi,
negli U.S.A. (Clifford
Warwick, "Cold-Blooded Conspiracy", BBC Wildlife magazine,
March 2001).
Ciò
nonostante, l'allevamento e l'esportazione di tartarughe d'acqua
dolce dagli U.S.A. verso altri paesi sono ancora legali e rigogliosi.
Le
vittime
Le tartarughe più comunemente esportate dagli U.S.A. sono
due sottospecie di Trachemys scripta: la Trachemys
scripta elegans (la tartaruga dalle "dalle orecchie rosse",
la cui importazione è vietata in Europa dal 1997, a causa
dell'impatto sulle specie locali) e la Trachemys scripta scripta
(la cui importazione in Europa e' ancora legale).
Le tartarughe d'acqua domestiche conducono una vita misera
in ogni caso.
Laddove, nel loro ambiente naturale, nuotano per chilometri ogni
giorno, in cattività vengono tenute in piccole pozze, se
non in acquari. Ricevono raramente lo stesso tipo di cibo vario
che ottengono in natura. Per non parlare della luce del sole, che
è essenziale per la loro salute, e che può essere
rimpiazzata - sebbene parzialmente - solo da lampade molto costose,
che non tutti i "proprietari" concedono alle tartarughe
(Clifford Warwick, "Tender-Age Moribund Endangered
TERRAPINS").
Dunque, non più del 20% delle tartarughe allevate
per l'esportazione sopravvive al primo anno di vita, laddove
in natura arrivano spesso a 30 anni (Alex Rowe, "Today
Terrapins, Tomorrow the World", BBC Wildlife Magazine, April
1993).
Il destino delle vittime
Se le tartarughe sopravvivono allo stress del trasporto e del mantenimento
inadeguato, la loro stazza diventa preso un problema per il loro
"proprietari". Le tartarughe femmine, in particolare,
possono diventare lunghe fino a 30 centimetri.
Molte di loro, di conseguenza, vengono buttate via. Alcune, le più
forti, sopravvivono nelle pozze in cui sono state così fortunate
da essere buttate.
E
chi sopravvive?
Se le tartarughe vengono buttate in un ambiente naturale e non muoiono
immediatamente dopo, diventano una minaccia per la fauna locale.
In Europa ne sono state buttate via talmente tante che alcune specie
locali di tartaruga, come l'Emys orbicularis o la Mauremys
leprosa, stanno scomparendo (In: "Dall'America
Senza Ritorno", su Oasis, Italia, Settembre 2000).
Molti stati, sia Europei che non-Europei (Germania, Italia, Australia,
Israele, Sud Africa, per esempio), hanno negli ultimi anni proibito
l'importazione di tartarughe dalle orecchie rosse. Tuttavia, ancora
30 stati le commerciano.
Gli artifici degli esportatori
Per aggirare le proibizioni sulle tartarughe dalle orecchie rosse,
gli allevamenti statunitensi hanno cominciato ad allevare razze
di tartarughe acquatiche leggermente diverse, in particolare la
Trachemys scripta scripta, che non ha le orecchie rosse
ma è sfortunata allo stesso modo (Giuliano
Sadar, "La tratta delle tartarughe" da "il manifesto",
Italia, 21 febbraio 2001).
L'importazione della Trachemys scripta scripta
è perfettamente legale in Europa, al momento.
Stime del massacro
La Trust for the Protection of Reptiles, Fondazione per la Protezione
dei Rettili stima che le esportazioni dagli U.S.A. sono di più
di 5 milioni di giovani tartarughe all'anno affinché
diventino animali d'affezione. Altri circa 800.000
adulti, sia cresciuti negli allevamenti che catturati in
natura, vengono spediti nei Paesi del lontano Oriente per scopi
alimentari (Clifford Warwick and Catrina
Steedman, "Report on the use of red-ear turtles as a food source
utilized by man". Peoples trust for Endangered Species, Godalming,
UK, 1988).
Il danno in natura
I piccoli di tartaruga derivano da adulti da riproduzione i quali
vengono, legalmente, presi in natura negli U.S.A. Ogni anno, migliaia
di tartarughe d'acqua (le stime dicono da 100,000 a forse 300,000)
vengono catturate con questo scopo (Clifford Warwick,
"The Animal Dealers. Evidence of Abuse of Animals in the Commercial
Trade, 1952-1997").
Le condizioni dei piccoli
Dopo la loro nascita, le piccole tartarughe vendono impacchettate,
in centinaia, in piccole scatole, e spedite all'estero. Possono
essere lasciate senza cibo e acqua per mesi. Durante
il trasporto, molte di loro muoiono o si ammalano. Le tartarughe
hanno un metabolismo lento, perciò le malattie che contraggono
negli allevamenti o durante la spedizione diventano visibili solo
dopo settimane o mesi. Almeno l'80% di loro muore entro
un anno.
Un letargo improprio
Se il mercato è poco movimentato e non ha bisogno delle tartarughe
che sono nate, i piccoli non vengono spediti immediatamente. Vengono
spostati in stanze di raffreddamento mantenute a una temperatura
di circa 10-15°C. In questo modo, il loro metabolismo rallenta.
I piccoli possono essere tenuti in questa condizione catatonica
per un anno intero. Nelle stanze raffreddate, le tartarughine inalano
gas nocivi, come l'ammoniaca (Clifford Warwick, "The
Trade in Red-Eared Terrapins", Animals International V/16,
1985).
Chi
rimane a casa
Nel frattempo viene ridotto il cibo per gli adulti da riproduzione,
visto che le tartarughe depongono più uova se sono ben nutrite.
Di conseguenza, si verifica il cannibalismo nei
laghi artificiali degli allevamenti statunitensi, localizzati soprattutto
in Louisiana (dove hanno sede 25 dei 50 totali allevamenti U.S.A.)
(Clifford Warwick, "Terrapin Farming in the
U.S.", RSPCA Today, Estate 1985).
Se
il mercato chiede nuove tartarughe, avviene la spedizione di quelle
"congelate". Da 400 a 500 tartarughine vengono
impacchettate in una scatola di 32 cm x 32 cm x 6.5 cm. Molte di
esse sono gia' malate, o si ammalano nel tragitto.
La possibile ripresa del commercio domestico US
La National Turtle Farmers and Shippers Association (NTFSA) vorrebbe
che venisse eliminato anche il divieto di commercio interno negli
U.S.A. Ha anche proposto che, per evitare la trasmissione di salmonellosi,
le tartarughe potrebbero essere tenute in "palle di vetro sterili"
fino alla vendita, o alla morte nei negozi.
Ciò implicherebbe una richiesta di più di 10 milioni
di nuove piccole tartarughe ogni anno. Aiuterebbe i 50-100 allevamenti
che hanno dovuto chiudere a seguito della proibizione del commercio
nazionale del 1975. Ma triplicherebbe il bisogno di adulti da riproduzione,
e la loro caccia in natura.
Il contraccolpo sulla popolazione naturale, se la proibizione venisse
abolita, sarebbe enorme. Le persone che vivono negli Stati Uniti
del Sud affermano che oggi si riesce a vedere solo un decimo degli
animali che si riusciva a vedere fino a pochi decenni fa.
Tentativi di salvarle
Si è tentato più volte di far rientrare le Trachemys
scripta elegans nell'Appendice II della Convenzione sul Commercio
Internazionale delle Specie in Pericolo (CITES), in modo da bloccarne
il commercio poiché particolarmente lesivo per gli animali
ma, nonostante la sua opinione a volte apparentemente favorevole,
la U.S. Fish and Wildlife Service (FWS) non ha mai accettato questa
soluzione.
Firmate
la Petizione al Parlamento Europeo per la salvaguardia delle tartarughe!!!!!
Il 23 Aprile 2004 è partita la raccolta firme verso il Parlamento Europeo, per estendere il divieto di importazione verso l'UE a tutte le specie di tartarughe d'acqua dolce. Il commercio di tartarughe causa a questi animali indicibili pene. Inoltre, mette a rischio le spese autoctone.
CLICCATE
QUI PER SCARICARE LA VERSIONE "PDF" DELLA PETIZIONE!
(Attendere circa 40 secondi per il completo caricamento del file)
Se
non aveteAcrobat Reader (per vedere i PDF)
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Per
aiutare le tartarughe, scaricate il modulo, stampatelo, firmatelo
e fatelo firmare ai vostri amici e a chiunque possa essere interessato.
Poi, inviate il modulo a www.noturtle.org - CP 14/249 -
20140 Milano 65 Italy.
Non è possibile inviare la petizione on-line (le istituzioni
europee non hanno ancora creato un'anagrafica "web".).
Queste petizioni non vengono ignorate dalle istituzioni.
Ci sono importanti precedenti di petizioni animaliste inviate al
Parlamento Europeo che si sono mostrate utili. Ad esempio, la petizione
461/2000, contro l'importazione clandestina della carne delle grandi
scimmie e della selvaggina africane in Europa, ha portato il Parlamento
stesso a rafforzare le misure contro questo traffico.
Se
firmate, nel rispetto delle leggi sulla privacy, le informazioni
fornite verranno utilizzate solo per gli scopi legati alla petizione
stessa. Non verranno divulgate a soggetti estranei alle Istituzioni
Europee.
Per
ogni altra delucidazione, scrivete a petition@noturtle.org
E ora un po' di cifre
sull'esportazione di Trachemys scripta elegans riferite
agli anni 1994-1997 e solo dagli USA, che dovrebbero far riflettere....
Il Ministero dell'Agricoltura statunitense compie, ogni cinque anni, un censimento rispetto all'agricoltura e all'allevamento negli U.S.A. L'ultimo census è stato condotto nel 2002 e i suoi dati non sono ancora noti.
Particolare difficoltè esiste nel reperire dati a proposito dell'allevamento e l'esportazione di tartarughe.
I dati sotto menzionati, forniti dalla Reptile Protection Trust, si riferiscono alle esportazioni solo di Trachemys scripta elegans statunitensi nel periodo 1994-1997. Verranno aggiornati non appena lo US Fish and Wildlife Service fornirà dati più recenti (da www.noturtle.org).
NAZIONE |
1994 |
1995 |
1996 |
1997 |
MONDO |
7.607.362 |
7.632.072 |
7.884.634 |
7.852.050 |
Albania |
- |
- |
- |
1000 |
Argentina |
- |
- |
100 |
- |
Australia |
548 |
- |
24 |
24 |
Austria |
1.000 |
4900 |
303 |
150 |
Barbados |
- |
- |
- |
6.000 |
Belgium |
125.000 |
100.503 |
130.500 |
354.500 |
Bermuda |
3500 |
1500 |
- |
- |
Brazil |
- |
22.811 |
100 |
7.850 |
Canada |
110.838 |
95.733 |
94.709 |
17.002 |
Chile |
- |
1.000 |
6.000 |
8.000 |
China |
10.000 |
- |
10.000 |
1.832.400 |
Congo |
- |
10.000 |
- |
- |
Costa Rica |
9.100 |
8.400 |
4.000 |
6.000 |
Cyprus |
9.000 |
10.000 |
8.000 |
5.000 |
Czech Rep. |
24.000 |
10.390 |
44.000 |
58.675 |
Denmark |
10.560 |
7.380 |
18.050 |
12.680 |
Dominican Republic |
11.850 |
6.175 |
5.000 |
5.500 |
Egypt |
- |
13.000 |
- |
- |
Fed Republic Germany |
2.069 |
4.376 |
2.358 |
36.142 |
Finland |
3.100 |
3.000 |
2.000 |
- |
France |
170.860 |
165.780 |
178.280 |
105.100 |
French Polynesia |
- |
300 |
500 |
- |
Great Britain |
20.310 |
18.247 |
10.545 |
7.239 |
Greece |
40.200 |
54.000 |
35.000 |
61.000 |
Guyana |
- |
- |
100 |
- |
Honduras |
200 |
2.050 |
1.000 |
1.500 |
Hong Kong (1) |
2.028.840 |
1.621.986 |
1.878.152 |
1.319.105 |
Hungary |
38.200 |
48.000 |
30.300 |
24.500 |
Indonesia |
- |
31.011 |
35.500 |
42.000 |
Ireland |
5.000 |
6.000 |
10.000 |
8.000 |
Israel |
52 |
- |
6 |
- |
Italy (2) |
848.070 |
654.267 |
675.302 |
205.550 |
Ivory Coast |
- |
- |
- |
30.000 |
Japan |
707.662 |
825.269 |
751.819 |
877.429 |
Kenya |
30.000 |
- |
150.775 |
30.000 |
Korea (1) |
1.638.914 |
2.200.931 |
1.798.396 |
984.288 |
Dem. Rep. of Korea |
- |
- |
- |
20.651 |
Malaysia |
- |
- |
- |
15.000 |
Malta |
- |
- |
27.500 |
- |
Mexico |
404.150 |
183.000 |
191.200 |
239.595 |
Netherlands |
111.350 |
77.630 |
82.810 |
54.323 |
Netherland Antilles |
- |
3.850 |
2.500 |
- |
Nicaragua |
39 |
- |
- |
- |
Pacific Islands |
- |
7 |
- |
- |
Paraguay |
- |
4.500 |
24.280 |
73.585 |
Peru |
- |
3.000 |
- |
- |
Philippines |
- |
2 |
- |
- |
Poland |
134.850 |
75.000 |
119.332 |
119.000 |
Portugal |
112.200 |
197.441 |
242.980 |
85.000 |
Saint Lucia |
- |
106 |
- |
- |
Sierra Leone |
- |
- |
2.000 |
- |
Singapore (1) |
512.950 |
547.766 |
589.851 |
499.400 |
Spain |
445.350 |
557.976 |
630.212 |
525.500 |
Sweden |
- |
250 |
- |
- |
Switzerland |
2000 |
300 |
5000 |
60 |
Taiwan |
30.000 |
15.000 |
27.200 |
110.000 |
ex-USSR |
- |
22.000 |
43.050 |
45.300 |
Various |
- |
500 |
- |
- |
Yugoslavia |
3.000 |
- |
- |
- |
Unknown |
2.600 |
16.635 |
16.000 |
18.002 |
(1) Principalmente per motivi alimentari
(2) Cifra del 1997 abbattuta dal divieto, imposto durante qell'anno, di importare Trachemys scripta elegans. Il divieto è stato aggirato, negli anni a seguire, dall'importazione di Trachemys scripta scripta.
Testi: www.noturtle.org
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