La
lotta biologica, ovvero senza l’utilizzo di sostanze nocive
quali insetticidi chimici, contro le zanzare (in particolare contro
l’Anopheles, responsabile di molte epidemie di
malaria) è stata condotta fin dagli anni 20 mediante l’introduzione
in stagni e corsi d’acqua di un piccolo pesce chiamato gambusia
(Gambusia affinis), che si nutre delle larve acquatiche
dei Ditteri Culicidi.
COS'È
LA GAMBUSIA
Ordine:
Ciprinodontiformi (Cyprinodontiformes)
Famiglia: Pecilidi (Poecilidae)
Genere: Gambusia
Specie: Gambusia affinis
Sottospecie presente in Italia: Gambusia
affinis holbrooki
Morfologia
Pesce di piccole dimensioni (femmine fino a 6 cm, maschi fino
a 3,5) dal corpo affusolato, compresso, coperto di squame cicloidi
piuttosto grandi. Il profilo superiore nei maschi è ugualmente
arcuato rispetto a quello inferiore, mentre nelle femmine il profilo
inferiore è molto più arcuato. Linea laterale assente.
La testa è larga e depressa dorsalmente, la bocca è
piccola e rivolta verso l’alto, con mascella prominente
e numerosi denti unicuspidati.
Ha una colorazione grigio-verdastra sul dorso e sui fianchi, molto
chiara sul ventre. Le pinne sono bianco-giallastre, con puntini
neri che formano strie trasversali scure.
Distribuzione
Originaria dell’America settentrionale, questa specie fu
introdotta a partire dagli anni ’20 in Francia, Spagna,
Albania, Grecia, nei Paesi Balcanici fino alla Russia e nel centro
Italia (in particolare nell’agro romano) come strumento
di lotta biologica contro le zanzare del genere Anopheles, vettore
della malaria.
Ecologia
Un’importante caratteristica che ha permesso a questo pesce
di colonizzare un’enorme varietà di ambienti acquatici
è la sua elevata tolleranza ambientale: si rinviene infatti
in acque con temperature comprese fra 0° e 30°C, anche
pressoché prive di ossigeno, spesso con elevate concentrazioni
saline o fortemente eutrofiche. Preferisce comunque fondali fangosi
ed acque calde e poco correnti.
Il
suo regime alimentare è estremamente vario: preda piccoli
crostacei, larve ed adulti di insetti acquatici, ma anche piccoli
vertebrati quali larve di altri pesci e di anfibi, soprattutto
Urodeli.
Si riproduce in primavera con fecondazione interna e la femmina
da alla luce in più riprese numerosi piccoli vivi, che
raggiungeranno la maturità sessuale entro 1 anno (Grimaldi
et al., 1990).
Tuttavia, da studi recenti (Margaritora et al., 1998; Valenti,
1984), è nata un’opinione contraria all’uso
di questo pesce nella lotta biologica ai Culicidi.
La gambusia infatti si riproduce molto velocemente, consuma gran
parte dell’ossigeno disciolto nell’acqua, divora non
solo le larve dei Culicidi ma anche tutto il plancton e numerosi
altri organismi acquatici, determinando l’accumulo di una
gran quantità di escrementi sul fondo; infine dà
luogo a consistenti morie delle sue stesse popolazioni che, una
volta esaurite le risorse, si danno al cannibalismo, riempiendo
il fondale di resti di cadaveri. Nelle pozze, negli stagni o nei
fontanili in cui è presente la gambusia, infatti, il fango
che si trova sul fondo si presenta di colore molto scuro ed è
fortemente maleodorante.
Da uno studio effettuato nelle pozze presenti nella Riserva Naturale
di Castelporziano vicino Roma (Stella et al., 1984) venti anni
dopo l’introduzione delle gambusie, si è osservato
un notevole peggioramento della qualità delle acque in
termini di eutrofizzazione. Dalle suddette stazioni sono scomparse
numerose specie di Anfibi, in particolare gli Urodeli, sia per
le cattive condizioni delle acque, troppo eutrofizzate, sia perché
le uova e le piccole larve sono facili prede delle gambusie.
La gambusia oggi è piuttosto diffusa in numerosi stagni
e corsi d’acqua italiani, soprattutto nel Lazio.
Si rivela ancora uno strumento abbastanza efficace per la lotta
alle zanzare in stagni e laghetti artificiali,
ove non siano presenti altre specie selvatiche o domestiche che
possano essere predate e a patto che si effettui una manutenzione
periodica con pulizia del fondo ed eliminazione del fango.
Se ne sconsiglia invece l’uso in stagni in cui siano presenti
pesci ornamentali o anfibi, per i danni che essa provoca sulle
altre specie con azioni di predazione e competizione.
NON INTRODURRE ASSOLUTAMENTE IN STAGNI NATURALI!
METODI DI LOTTA BIOLOGICA ALTERNATIVI ALL’USO DELLA
GAMBUSIA
Il più importante metodo alternativo all’introduzione
di gambusia nella lotta biologica alla zanzara consiste nell’utilizzo
di Bacillus thuringiensis var.
israelensis (B.t.i.), un batterio
aerobio Gram-positivo naturalmente presente nel terreno.
Isolato da ricercatori israeliani nel 1976, il B.t.i. produce
una tossina in grado di paralizzare le funzioni intestinali delle
larve di zanzara che lo ingeriscono; colpisce esclusivamente le
larve ed è innocuo per l’uomo e per gli altri organismi
dell’ecosistema, tanto da essere considerato uno dei larvicidi
biologici più selettivi attualmente disponibili. Poiché
esistono 4 tipologie differenti di tossina, i ricercatori escludono
la possibilità che si selezionino ceppi larvali contemporaneamente
resistenti ad esse.
L’azione del B.t.i. si esplica nelle prime 24 ore dall’impiego
e persiste per circa 5 giorni. L’efficacia delle formulazioni
è costante per circa 1 anno a temperatura ambiente, ma
una volta preparato, in seguito a diluizione in acqua, deve essere
impiegato entro 24 ore.
E’ particolarmente indicato per il trattamento di fossi,
canali, stagni, marcite e risaie ed è in grado
di estendere la sua azione anche ad altri Ditteri, quali Simulidi
e Chironomidi.
Se devi fare la disinfestazione dalle zanzare nel tuo giardino
o sul terrazzo.
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formiche o per scongiurare un attacco massivo da blatte.
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METODI DI LOTTA INTEGRATA
Qualora si decidesse di utilizzare un prodotto di sintesi, consigliamo
di optare per uno a stretto spettro.
Nell’ambito dei progetti di Lotta Biologica Integrata alle
zanzare è ammesso l’impiego di TEMEPHOS
per il trattamento di focolai particolarmente infestati a causa
dell’alto carico organico quali scarichi fognari e tombinature
stradali. Il prodotto appartiene alla categoria degli Organofosforici
ed agisce sulle larve prevalentemente per contatto ed anche per
ingestione.
Il meccanismo d’azione del Temephos si esplica, per 20-25
giorni, impedendo la trasmissione degli impulsi elettrici a livello
delle giunzioni nervose e provocando paralisi e successiva morte
della larva. E’ in grado di estendere la sua azione anche
ad altri Ditteri, quali Simulidi, Psicodidi e specialmente Chironomidi.
In ogni caso, nell’uso di prodotti di sintesi, è
meglio scegliere quelli a base acquosa perché a basso impatto;
quelli contenenti solventi sono economici ma sono molto più
tossici. Purtroppo uccide anche insetti utili come le api.
Bibliografia di riferimento per il Lazio
Margaritora G.F. & Ferrara A., 1998. Influenza della predazione
nei cambiamenti della struttura e dinamica di popolazione dei
popolamenti planctonici della “Piscina della Luce”.
Progetto di Monitoraggio Ambientale della Tenuta Presidenziale
di Castelporziano; Creazione di un Sistema Informativo Territoriale
Ambientale Castelporziano (SITAC). Report della Presidenza della
Repubblica.
Sebasti S. & Carpaneto G.M., 2001. Le comunità di Anfibi
di acque astatiche in un ecosistema tirrenico sub-costiero del
Lazio. Tesi di Laurea, Dipartimento di Biologia Università
degli Studi Roma Tre.
Stella E., Di Girolamo I., Dell’Uomo G. & Rivosecchi
L., 1984. Osservazioni sulla distribuzione di Gambusia affinis
(Baird e Girard, 1854) negli ambienti umidi naturali di Castelporziano
a 20 anni dalla loro immissione. Rivista di Idrobiologia 23 (2-3):
174-186.
Valenti M., 1984, Impiego delle Gambusie per il controllo dell’anofelismo
residuo a Castelporziano (Roma). Rivista di Malariologia, 43 (1-3):
50-62.
Testi: Silvia Sebasti